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sabato 20 aprile 2013

LA RESPONSABILITA' SALVERA' L’ITALIA


La responsabilità deve essere l’atteggiamento e la condizione a base dell’azione pubblica e privata.
Solo il comportamento responsabile dei singoli, dei gruppi e delle organizzazioni - sociali, politiche, istituzionali - può invertire la tendenza e creare le condizioni per una ripartenza del paese.

Qualche giorno fa sono passato da Feletto Umberto, un paese un poco fuori mano nelle vicinanze di Udine. Con il navigatore ho calcolato che dista 46 chilometri dal paese dove ho frequentato le scuole elementari e, secondo lo stesso, ci vogliono un’ora e dieci minuti di autovettura per coprire la distanza. Una mia maestra delle elementari, però, percorreva questa strada con la Lambretta degli anni Cinquanta e allora non tutte le strade erano asfaltate. Tutti i giorni, andata e ritorno. Era puntuale, si cominciava alle otto e trenta e si finiva all’una meno un quarto, per recuperare i quindici minuti di ricreazione. In due anni d’insegnamento, mancò un solo giorno, lo ricordo bene perché fu un avvenimento. Pioveva e nevicava, allora come ora, ma lei puntuale alle otto e quindici parcheggiava la Lambretta e all’orario stabilito teneva lezione. Non si sgarrava di un minuto, né all’inizio né in chiusura né per la ricreazione.
     Era una scuola in collina di due sole pluriclassi, l’edificio era isolato rispetto alle case sparse del paese. La direzione didattica era situata in un altro comune a una decina di chilometri. Ricordo bene che il direttore veniva a visitare la scuola una sola volta l’anno. Le due maestre (si) gestivano da sole la didattica e ogni aspetto connesso. Il Comune si occupava esclusivamente dell’eventuale manutenzione dell’edificio e per la pulizia provvedeva una signora che abitava nelle vicinanze. Non si parlava ancora di bidelli o di ausiliari strutturati. Insomma, per farla breve, il tutto era sotto la responsabilità delle maestre, ognuna per le sue classi. Quelle maestre furono veramente, totalmente ed efficacemente responsabili. Lo possono assicurare i discenti di allora. Lo furono pur non avendo controlli ravvicinati, gerarchici, funzionali, terzi o interessati. Nel nostro caso il controllo era quasi nullo, loro lo sapevano, eppure facevano tutti i giorni, per l’intero anno scolastico il loro dovere. Erano “intrinsecamente” responsabili.
     Si dice spesso che bisogna recuperare l’etica, il senso del dovere, per riannodare i fili di una società in degrado; per ridare fiducia ai cittadini soprattutto nei confronti delle istituzioni, delle amministrazioni, degli enti che costituiscono, nell’insieme, lo Stato. Ebbene, prima e più di tutto, per un vero recupero va reintrodotta la responsabilità, a tutti i livelli. Bisogna che tutti siano responsabili, nel loro lavoro, nelle loro funzioni. Bisogna che ognuno, in ogni luogo, pubblico o privato, prenda consapevolezza delle conseguenze dei propri comportamenti e modo di agire che ne deriva. In ogni contesto deve essere assicurata la condizione di dovere rendere conto di atti, avvenimenti e situazioni in cui si ha una parte, un ruolo. Solo così l’Italia può ripartire e rimanere agganciata al treno dell’Europa.
                                                                                              umuzzatti@gmail.com

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