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mercoledì 3 aprile 2013

POLITICA MALATA, LE COLPE DEI CITTADINI E DEI MEDIA


E’vero che i cittadini sono corresponsabili, ma c’è chi avrebbe potuto fare di più per la crescita della società, delle istituzioni, della democrazia

Il Vescovo di Pordenone ci ricorda che noi tutti, cittadini-elettori, siamo corresponsabili del degrado politico-istituzionale, che la politica è lo specchio della società, che ci meritiamo i governati e gli amministratori che ci siamo scelti. Tutti peccatori, dunque, e nessuno condannabile più degli altri, alla fine. Anche perché molti avrebbero taciuto perché cointeressati all’andazzo generale.
     In parte è vero, ma solo in parte; non credo proprio che tra la gente comune, i lavoratori, i pensionati, i giovani disoccupati-precari-sottopagati, il degrado sia ai livelli che emerge dai palazzi della politica. E non tutti hanno taciuto, basterebbe scorrere le lettere pubblicate sui giornali per vedere che gli e-lettori vanno segnalando da anni lo scempio che si è fatto della cosa pubblica. Solo che il grido di dolore, pur alto e circostanziato, non è stato raccolto. Per nulla dai politici e poco anche dai … media.
     La predica mediatica del Vescovo di Pordenone e l’attenzione che la stampa gli ha riservato, fanno tornare alla mente un problema non nuovo. Soprattutto il rincarare la dose, l’enfatizzazione delle supposte carenze e connivenze dei cittadini, messe in risalto dai giornali, fanno pensare al loro stesso ruolo. A quello che hanno fatto, a quello che avrebbero potuto e dovuto fare e non hanno fatto. Che è molto, ma molto, ma molto di più di quello che possono fare i cittadini. 
     Anche se è passato il tempo in cui “non si poteva governare senza l’assenso di via Solferino” il sistema dei media (tradizionali e innovativi) è fondamentale per lo sviluppo della società, delle istituzioni, della democrazia. I media, possono e devono censurare le manchevolezze dei politici e ricordare la corresponsabilità della popolazione che li esprime, ma non possono chiamarsi fuori! Se qualcosa non ha funzionato, se ci sono state delle derive, chi più di loro avrebbe potuto e dovuto segnalarle per tempo, con determinazione e perseveranza e con ciò concorrere ad arginarle?
     I media hanno a disposizione tre strumenti fondamentali per perseguire lo scopo: primo “l’informazione”, secondo “l’informazione”, terzo “l’informazione”. A tal fine sui laptop e i tablet dei giornalisti dovrebbe comparire un banner che ricordi loro perché scrivono, semplicemente e solo: “docere, movere, delectare”, anche nell’era dell’informatica.      Infatti, alcuni dei motivi per cui fatichiamo a uscire dal pantano sono strettamente connessi all’informazione. Faccio qualche esempio, ma ve ne sarebbero molti altri.
     Le opinioni sono sacre e vanno riportate come espresse dai vari soggetti. Tuttavia, molti politici e uomini pubblici supportano le loro, i progetti, le pretese e quant’altro, con dati, fatti ed elementi non veri, a volte smaccatamente falsi e fuorvianti. Tutto ciò è spesso riportato dai media senza segnalare le inesattezze, le carenze, le omissioni che inficiano il ragionamento, inducendo spesso in errore il lettore stesso. Il vizio potrebbe essere estirpato in buona parte se, salve le libere opinioni, i fatti travisati fossero sistematicamente segnalati.
     Le dichiarazioni, le interviste, i programmi elettorali ed anche i commenti giornalistici sono pieni di “generiche buone intenzioni”. Un esempio classico: “Bisogna dare spazio al merito; puntare sulla meritocrazia”. Non uno che vada oltre, nello specifico e dica o scriva, per esempio: “I concorsi pubblici devono uniformarsi a regole precise ed essere verificati prima del bando, eliminando tutte le clausole che prefigurano il vincitore, non in base ai requisiti necessari per svolgere la mansione”. O anche: “La commissione giudicatrice deve, obbligatoriamente, comprendere anche un portatore d’interesse alla selezione del candidato più idoneo”. Che, per capirsi, sarà un rappresentante dei pazienti per selezionare un medico e uno dei discenti per selezionare un docente.
     Quando si trattano i ricorrenti temi fondamentali per lo sviluppo delle istituzioni, per esempio la legge elettorale o la riforma delle autonomie locali, sarebbe molto più utile presentare ai lettori lo stato dell’arte in giro per il mondo che non le dichiarazioni pleonastiche della gran parte dei nostri politici. Se gli e-lettori fossero stati correttamente e costantemente informati sui vari sistemi elettorali in essere negli stati, io credo che, persino molti degli iscritti ai partiti che hanno partorito e tenuto in vita il “porcellum” avrebbero richiesto e preteso qualcosa di meglio. Non parliamo poi del “Sistema Regione-autonomie locali” che, a leggere i giornali, pare non ne esistano in giro per il mondo e tutti si affannano a inventarne di improbabili. Perché, chiedo, non rendere edotti i cittadini di come sono strutturati i sistemi amministrativi intorno a noi? 

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