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venerdì 29 novembre 2013

LA VALIGIA DI PELLE - Osservazioni di un tecnico che ha potuto guardare oltre il cortile

Presentazione del libro

Ubaldo Muzzatti
La valigia di pelle
In viaggio al tempo della globalizzazione: osservazioni, incontri e confronti 
di un lavoratore italiano all’estero

“La 24 ore di pelle. E’ ancora in ufficio sotto il tavolo, come la lasciai al rientro dopo l’ultima trasferta. Dentro ci sono ancora gli strumenti di misura e di calcolo, il notes, le penne, il vocabolario tascabile...
     Aprendola, però, mi tornano pochi elementi tecnici e mi sembra lontano il tempo in cui ero un esperto di know-how, addetto al trasferimento della tecnologia in giro per il mondo.
      Piuttosto, dalla valigetta di pelle che mi regalarono i colleghi quando li lasciai per cambiare lavoro, emergono i volti delle persone incontrate, le loro voci, i discorsi che facevamo per conoscerci, per sapere qualcosa dei rispettivi paesi, dei modi di lavorare e del vivere fuori dalla fabbrica.
     Rivedo il treno a vapore della Cina; il saloon di Fort Worth, dove sostò Butch Cassidy in fuga dopo l’ultima rapina; l’auto in panne nella sterminata pianura Ucraina … e non passava nessuno.
   Ricordo le barzellette che ci raccontava in italiano l’interprete russa; il canto melodioso di quella cinese che non conosceva i Beatles…”.   

E’ un libro di racconti, o meglio di osservazioni, incontri, confronti, fatti durante le trasferte di lavoro. Un “giro del mondo” che tocca alcuni dei paesi in cui ho lavorato come esperto di tecnologia e di organizzazione industriale. Il mio ruolo, nel gruppo per il trasferimento del know-how, era la formazione del personale. Per questo passavo le giornate lavorative a stretto contatto con i tecnici locali; per parlare di lavoro, certamente, ma anche di altro. Tutto il tempo libero lo passavo a visitare i luoghi che ci ospitavano, a immergermi nelle loro realtà e nella cultura locale.
Nella Valigia sono riportate le osservazioni raccolte negli Stati Uniti d’America, in Cina, Russia, Ucraina, Romania, Grecia, Francia, Belgio, Danimarca, Svezia, Finlandia, Germania. Chiude il libro, una piccola anteprima (due incontri) dell’esperienza di lavoro in Italia e le osservazioni di un tecnico, rispetto a due temi di attualità in Italia, rapportati a quanto notato all’estero.
  
Dalla postfazione di Bruno Tellia 
professore di sociologia industriale all’Università di Udine:

“Ubaldo Muzzatti, addetto al trasferimento di tecnologia, appartiene alla categoria di chi approfitta del lavoro per curiosare fra altre culture, altra gente, altri modi di vita. E appunta quello che lo colpisce e la reazione che provoca in lui, i frammenti in cui si imbatte e che diligentemente raccoglie. Alcuni di tali appunti e frammenti sono ora raccolti in questo libro.
        E’ narrazione di esperienze vissute, raccolta di impressioni lasciate da ogni viaggio, offerta a chi nel viaggio, sia esso per lavoro o per altre ragioni, cerca di arricchirsi assorbendo, certamente non in modo acritico, quanto ogni ambiente può offrire.”

Struttura del libro:

-Antefatti (introduzione dell’autore)
-Osservazioni, incontri, confronti: in America, in Cina, nelle Russie (Russia e Ucraina), in Europa (Romania, Grecia, Francia, Belgio, Danimarca, Svezia, Finlandia, Germania)
-Anteprima: in Italia: “Un friulano a Firenze”; in Friuli “L’accordatore russo
-Appendice: osservazioni di un tecnico  “Sulla produttività”; “Sull’organizzazione e gestione del territorio”
-Postfazione di Bruno Tellia

LA VALIGIA DI PELLE si può consultare e acquistare sul sito:  http://ilmiolibro.kataweb.it/

O sul sito:  http://www.lafeltrinelli.it/   o nelle Librerie Feltrinelli in tutta Italia

lunedì 11 novembre 2013

LA LEZIONE DI PAPA FRANCESCO ALLA POLITICA ITALIANA

Si è presentato come vescovo di Roma (primus inter pares). Intende superare la visione “Vaticano-centrica” della Curia. Si avvale di “collegi consulenziali” per riformare la Chiesa. Lascerà che le Conferenze Episcopali eleggano autonomamente i presidenti, rinunciando al potere di nomina.
Con i primi atti e le dichiarazioni, Papa Francesco prefigura, per la complessa articolazione della Chiesa Cattolica, una gestione meno centralistica e più collegiale, con maggiore autonomia per le Chiese locali.
In questo si discosta molto dalle recenti tendenze politiche italiane che perseguono un ritorno al centralismo e la riduzione degli spazi di autonomia e autogoverno delle comunità locali.

Certamente il Papa si cura d’altro, non entra direttamente nelle questioni politiche italiane o di altri paesi ed è Lui stesso a chiarirlo. Non di meno osservando i suoi atti e ascoltando le sue dichiarazioni balza agli occhi il suo orientamento su alcuni criteri di governo di una grande organizzazione, come la Chiesa Cattolica e come gli Stati sovrani. Criteri che riguardano l’articolazione dell’organizzazione stessa; l’equiordinamento dei livelli istituiti, l’accentramento o il decentramento delle competenze e dei servizi; l’autonomia delle istituzioni periferiche.
Nelle parole e nei gesti di Papa Francesco si colgono innanzitutto gli aspetti religiosi, etici, umani. Questo è l’aspetto preminente che tutti apprezzano, credenti e non credenti. Al contempo non possono sfuggire, e non dovremmo tralasciare, quei passaggi, nemmeno tanto impliciti, che trovano un parallelo nelle vicende pubbliche. E che, relativamente, agli orientamenti della politica italiana corrente denotano una certa distanza rispetto alle posizioni espresse. In particolare stupisce e preoccupa che, con i provvedimenti adottati dagli ultimi governi, le istituzioni italiane stiano prendendo la direzione opposta a quella che Papa Francesco vuole percorre con e per la Chiesa cattolica.
Nel presentarsi al mondo il Papa ha voluto sottolineare il suo essere Vescovo, seppure della diocesi di Roma. Con questo ha ricordato a tutti che la chiesa, “una”, è formata da tante unità equiordinate e di pari dignità. Una visione che, traslata nelle istituzioni laiche, possiamo definire federale, che prende le distanze dal monolitismo centralistico.
Nell’incontro con Eugenio Scalfari il Papa ha fatto capire di non condividere una Curia romana troppo “Vaticano-centrica” e che la Chiesa è, e deve essere, la comunità delle parrocchie e delle diocesi. E’ un chiaro riconoscimento alla dignità e autonomia delle comunità locali. In altra occasione ha dichiarato di voler rinunciare al diritto di nomina del presidente della CEI, lasciando che i vescovi vi provvedano con un’elezione. Un chiaro richiamo al valore dell’autonomia delle articolazioni che costituiscono l’insieme.
 Senza entrare nel merito (preminente e di grandissimo rilievo) delle questioni religiose si possono cogliere nelle parole e negli atti di Papa Francesco degli elementi che, traslati nella realtà politica e istituzionale italiana, ne evidenziano la distanza. Negli ultimi tempi i politici italiani hanno intrapreso una strada neocentralistica e di riduzione dell’autonomia delle articolazioni periferiche dello Stato che la Costituzione vuole, invece, equiordinati. Per il bene degli italiani, dobbiamo augurarci che la “lezione politica” (indiretta, ovviamente) di Papa Francesco sia ascoltata, compresa e attuata in Italia. A questo proposito sarebbe utile sapere quanti dei politici di tutti gli schieramenti che plaudono al nuovo corso Vaticano, hanno colto l’aspetto che più dovrebbe interessare loro, quello della riforma delle istituzioni per renderle più democratiche, partecipate e vicine ai cittadini.

                                                                                              umuzzatti@gmail.com