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mercoledì 1 maggio 2013

LEGGE ELETTORALE: FISSARE GLI OBIETTIVI PERSEGUITI E I REQUISITI DA SODDISFARE


Il Capo dello Stato da anni, i Saggi nelle loro conclusioni, il neo Presidente del Consiglio,  gran parte dei politici, i media, i commentatori e tutti - cittadini ed elettori - invocano una nuova legge elettorale. Tutti avanzano proposte, spesso per il proprio tornaconto. 
Se non si vuole ricadere in un altro "pasticcio all' italiana", sarebbe bene discutere e definire, preliminarmente, le esigenze che s’intendono soddisfare e gli obiettivi che s’intendono perseguire con la nuova legge elettorale

Nei paesi democratici, anche sostanzialmente simili come potrebbero essere quelli dell’Unione europea, i parlamentari sono eletti con sistemi elettorali molto diversi. Si sa anche che il “sistema perfetto” non esiste e che ciascuno di quelli in essere, o sperimentati in passato, non assicura risultati “perfettamente democratici”. In pratica,  ogni sistema favorisce certi aspetti e ne penalizza altri.
     Resta da vedere in che misura e a cosa è data priorità e, in ogni caso, se, attraverso le regole elettorali adottate, il popolo riesce a esprimere, in grado sufficiente, la sovranità di cui è titolare. Premesso che il sistema elettorale comprende l'insieme delle norme che regolano le elezioni, il dibattito si concentra sui due elementi fondamentali: il sistema di votazione e il metodo per l'attribuzione dei seggi o formula elettorale. Quest’ultima è classificabile in due categorie fondamentali: maggioritaria e proporzionale alle quali si sono aggiunti, da pochi decenni, i sistemi misti o corretti.
     Negli ultimi tempi il dibattito sulla legge elettorale ha ripreso vigore. Giustamente. Le discussioni vertono quasi esclusivamente sui possibili sbocchi della nuova normativa. Schieramenti, partiti, correnti e “saggi” avanzano le loro proposte basate più che altro sul calcolo del proprio tornaconto. Così almeno i primi dell’elenco. E non si fanno mancare nulla tra le possibili combinazioni di maggioritario e proporzionale; con collegi uninominali e plurinominali; circoscrizioni grandi e piccole; turno secco o doppio; liste bloccate e voto di preferenza; sbarramenti e premi di maggioranza.
     Però, se non si vuole ricadere in un'altra anomalia tutta italiana dopo il “Sistema maggioritario plurinominale, nell’ambito di un Collegio Unico Nazionale” in arte “Porcellum”, sarebbe bene discutere e definire le esigenze che s’intendono soddisfare e gli obiettivi che s’intendono perseguire con la nuova legge elettorale. Solo in questo modo si potrà chiarire preventivamente se si sta ricercando un sistema equilibrato e sostanzialmente democratico (posto che il perfettamente ancora non esiste) e si potrà verificare poi, in che misura la legge approvata soddisfa i requisiti che si è dichiarato di voler soddisfare.
     Ex post è chiaro che il “Porcellum” perseguiva attraverso le regole che lo caratterizzano il “voto limitato” già sperimentato con scarso successo alla fine dell’ottocento (sic!) e lo scopo ultimo conseguito è il regime delle oligarchie di partito. Il solo modo per evitare simili e altre amare prospettive è di sapere ex ante a cosa mira e dove porta un determinato sistema. Per questo bisogna incalzare i partiti e i politici tutti a mettere in chiaro le specifiche dei loro progetti di legge che sono, appunto, l’elenco dettagliato delle esigenze, dei bisogni e dei requisiti che vogliono soddisfare con le loro proposte.
     A tal fine è fondamentale il ruolo della stampa, perché i rischi di una ricaduta sono dietro l’angolo. Un solo esempio: scottati dalle liste bloccate, molti invocano il voto di preferenza. Ma attenzione, se questo sarà associato a Circoscrizioni plurinominali molto vaste, ancora una volta avranno mano libera le segreterie di partito; prevarranno i candidati con grandi budget di spesa, i volti noti (il più delle volte per ragioni diverse dalle capacità politiche o amministrative), i paracadutati, i “sempieterni”, con il rischio (quasi la certezza) che porzioni importanti della società civile e del territorio non avranno un proprio rappresentante tra gli eletti. E, peggio ancora, che resteranno fuori molte persone competenti, nelle mentre le istituzioni elettive saranno occupate da altri con minori competenze, per non parlare di vocazione al bene comune e altri aspetti etici. 
                                                                                                 umuzzatti@gmail.com


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