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giovedì 4 aprile 2013

POCHI RISPARMI, MA PIU' SVILUPPO PER TUTTI


Si atterrano con l’abolizione delle province e un sistema amministrativo basato sull'aggregazione paritaria dei comuni. Come negli stati federali europei. 

Se si osservano gli andamenti demografici di città e borghi d’Italia, si nota il maggior incremento dei capoluoghi, di regione e di provincia, un minore incremento della città non capoluogo, una stagnazione e spesso un decremento di cittadine e borghi. La gente si è progressivamente spostata nei capoluoghi dove, in ragione dell’articolazione amministrativa, sono state concentrate le risorse. Siamo passati dal policentrismo che ha fatto grande e bella l’Italia al “pluricentralismo” (statale, regionale, provinciale).
     La stessa cosa non è avvenuta in molti degli Stati che ci attorniano, per esempio in Svizzera, Germania e Austria. Non è certo un caso che in queste nazioni non esista un ente intermedio simile alle nostre province incentrate sulla città capoluogo, a partire dalla denominazione. Città e territorio hanno problematiche ed esigenze affatto simili che vanno trattate in modo e con mentalità diverse.
     Per questo, nelle nazioni citate, l’istituzione intermedia, tra comune e regione (land, cantone) è costituita da un’associazione di comuni compatta e omogenea e vi è la separazione amministrativa tra città e territorio: meno capoluoghi e più equità per tutti i cittadini.

1 commento:

Anonimo ha detto...

E se invece si va incontro ad un aumento dei costi?
Cosa si fa si ritorna alle province?