Qualche dato e due
confronti su cui riflettere
I casi di Vito D’Asio e Forgaria nel Friuli
Tempo addietro, per un piccolo studio su certi fenomeni
socio-economici avvenuti in meno di cento anni nello Spilimberghese nel Friuli
occidentale, ho ritenuto necessario rintracciare gli andamenti demografici di
alcuni comuni del Mandamento. Tra questi, in rappresentanza della Pedemontana,
figurava il grafico del Comune di Vito d’Asio, senza neanche specificarlo, in
quanto gli altri (Pinzano, Castelnovo, Tramonti) hanno quasi lo stesso
andamento. Né sorte migliore è toccata alle altre comunità del Friuli occidentale,
insediate nelle valli Colvera, Cellina, Vajont: declino inesorabile per tutti dagli
anni Trenta del secolo scorso e poi accentuatasi dai Settanta. Il grafico
riportato non ha bisogno di molti commenti. Vito d’Asio ha sfiorato i 4.000
abitanti al censimento del 1921 mentre al momento del censimento 2011sono stati
rilevati 818 abitanti.
Evoluzione demografica del Comune di Vito d’Asio – PN
In seguito volli andare a vedere cosa era successo nella
restante montagna friulana, in provincia di Udine. Anche lì, purtroppo, si
osservano cali demografici vertiginosi, soprattutto nei comuni più in quota e
delle valli minori, ma non sempre della stessa intensità registrata a Vito. Per
la Val d’Arzino, può essere molto interessante il confronto con i vicini che
hanno scelto di restare in provincia di Udine. Il comune di Forgaria aveva nel
1921 pressappoco gli stessi abitanti di Vito, ma all’ultimo censimento ne
registra più del doppio. Si osserva poi che dagli anni settanta la popolazione
è quasi stabilizzata. Mentre, l’altra sponda – approdata in provincia di
Pordenone al momento della costituzione nel 1968 – frana rovinosamente. Perché?
Evoluzione demografica del Comune di Forgaria – UD
Confronto con i comuni del Trentino e dell’Alto Adige
Qualche tempo dopo, per uno studio a più largo raggio, mi
trovavo ad analizzare l’organizzazione delle Autonomie locali presenti nelle
province di Trento e Bolzano. Mi venne allora l’idea di ricercare gli stessi
“demografici” riferiti ai comuni di quelle province per una comparazione con
quelli della montagna friulana, dei quali i due riportati sono esemplificativi.
Ovviamente, per una comparazione omogenea bisogna escludere i comuni (e le
intere valli) miracolate da “madre natura e dallo zio turismo”. Bisogna
tralasciare le “perle”, come Canazei – Ortisei – Merano - Madonna di Campiglio
e quante altre, per ricercare i comuni sperduti e sconosciuti a economia
montana, non turistica. Per esempio porto l’andamento demografico di due di
questi comuni, di dimensioni paragonabili a quelli della Val d’Arzino, prima
del declino.
Evoluzione demografica del Comune di Tione
Comunità di Valle delle Giudicarie - TN
Evoluzione demografica del Comune di Laces
Comunità Comprensoriale della Val Venosta – BZ
Posso assicurare, e del resto si può verificare
facilmente, che gli esempi sopra riportati sono probanti. La gran parte dei
comuni, tutti di montagna, del Trentino – Alto Adige/Südtirol
hanno avuto degli incrementi demografici, alcuni sono rimasti stabili,
pochissimi hanno avuto una flessione, nessuno della gravità che registra la
quasi totalità dei comuni montani friulani.
Qualche riflessione sulla riforma delle autonomie locali, urgente e necessaria
per tutto il territorio e, sopratutto, per la montagna
I dati di cui sopra dovranno portare, prima o poi, a una
riflessione sulle scelte di fondo dell’organizzazione e della gestione delle
Autonomie locali nelle regioni a statuto ordinario e anche nella Regione (poco)
Autonoma Friuli Venezia Giulia. Nella valle d’Aosta, buon per loro e non per
caso, la situazione è molto simile a quella di Trentino e Alto Adige. Per ora,
e in questa sede, fermiamoci qui e concentriamo l’attenzione su quanto di
positivo ci dice l’esperienza trentina-altoatesina (e austriaca e tedesca e
svizzera): non sono ineludibili il declino e lo spopolamento, in montagna si
può vivere, anche nel terzo millennio, anche dove “non nevica a colori”, per
dirla con Mauro Corona. Per questo bisogna creare e mantenere le condizioni,
guardando dove questo risultato è già stato conseguito e adattando, alle altre
realtà, le strutture e le procedure amministrative che lo rendono possibile.
Non serve andare molto lontano, gli esempi concreti sono qui intorno a noi,
fuori e dentro l’Italia. Attenzione, però, dopo il fallimento delle ultime
riforme e i continui rinvii, non si può e non si deve sbagliare ancora. Per
evitare questo rischio non si deve improvvisare; bisogna adottare, adattandolo,
un modello sperimentato e verificabile da tutti.