La cooperativa di comunità: uno strumento di sostegno per i borghi di montagna che si stanno spopolando |
Succiso è un piccolo borgo
sull’Appennino Tosco-Emiliano in provincia di Reggio Emilia. Si trova ad un’
altitudine di 980 metri sul livello del mare e conta 65 abitanti. E’ una
frazione del comune di Ventasso, costituito nel 2016 a seguito della fusione di
due comuni con poco meno di mille residenti e altri due che di abitanti ne
contavano poco di più e che già collaboravano nella Unione dei comuni dell’alto
Appennino reggiano (e anche questo dovrebbe dire qualcosa a quanti faticano a individuare un nuovo modello di governo del territorio).
Nel 1991, a Succiso, chiusero in
rapida successione l’ultimo bar e il solo negozio di alimentari che vi era.
Venuti a mancare i soli servizi e punti di aggregazione rimasti, per il piccolo
borgo si profilava il tracollo definitivo, con l’abbandono degli ultimi
resistenti… pardon residenti. Fu allora che i “ragazzi” della Pro loco si
rimboccarono le maniche e costituirono la “Cooperativa Valle dei cavalieri”,
dal nome dell’area geografica in cui si trova Succiso. Non una cooperativa di
consumo, non di produzione, non di credito, non di servizi, non solo sociale, ma
di “tutto un poco”; di quello che serviva alla sopravvivenza e al rilancio
della piccola comunità.
Un po’ alla volta hanno riaperto
il negozio, il bar, un ristorante, un forno, un agriturismo; avviato
allevamenti, produzioni di formaggi, latticini e salumi; promosso e sostenuto
attività sociali, di lavoro, manutenzione territorio, cultura, attività
didattiche, sportive e del tempo libero; avviato servizi di trasporto locale,
ritiro e recapito (merci, posta, farmaci). Essendo in pochi hanno dovuto e
saputo sfruttare al massimo la flessibilità e l’eccletticità di ciascuno,
talché ognuno dei soci e lavoratori ricopre almeno tre o quattro ruoli e
ha dovuto imparare altrettanti mestieri. Succede così che, per esempio, chi
prima dell’alba sforna il pane, al mattino guida il pulmino per il trasporto
degli studenti e degli anziani ove sono scuole e servizi sanitari, al ritorno porta
in paese merci, la posta e i farmaci, provvedendo alla distribuzione, poi
magari alla sera è di turno al bar o al ristorante. Così per tutti gli altri. La
cooperativa festeggerà tra poco i 30 anni di attività; ora ha 55 soci,
praticamente l’intero paese, 7 dipendenti fissi e tanti collaboratori a tempo
parziale. Ed è un modello studiato in tutto il modo! Non a caso sono venuti
a Succiso da Canada, Stati Uniti, Giappone, Corea e altri paesi. Meno
dall’Italia (come sempre purtroppo) e una normativa nazionale ancora non
c’è, vi hanno provveduto, bensì, alcune regioni a partire dall’ Emilia
Romagna.
Senza nemmeno averne la
consapevolezza, i “ragazzi della Pro” che non si rassegnarono ad abbandonare il
loro borgo e vederlo morire, hanno inventato la Cooperativa di Comunità, una nuova forma di impresa; un modello di innovazione economica e sociale dove i cittadini
sono produttori e fruitori di beni e servizi, che crea sinergia e coesione in una comunità,
mettendo a sistema le attività di singoli cittadini, imprese, associazioni e
istituzioni, rispondendo così ad
esigenze plurime di mutualità, con l ‘obiettivo di produrre
vantaggi a favore della comunità alla quale i soci
promotori appartengono. E ciò viene perseguito attraverso la produzione
di beni e servizi per incidere in modo stabile su aspetti fondamentali della
qualità della vita sociale ed economica della comunità.
La prima Cooperativa di Comunità
d’Italia non ha solamente salvato il borgo montano di Succiso, lo ha rilanciato
e ne ha fatto un modello, studiato ed esportato in tutto il mondo. Cooperativa Valle Dei Cavalieri: un nome che
ricorda quello di una favola. Effettivamente in questa storia ci sono tutti gli
ingredienti di una favola a lieto fine. Che speriamo possa ripetersi in altre valli, soprattutto là
dove ci sono dei borghi che si stanno spopolando: praticamente tutta l'area montana, tranne le perle turistiche. Per questi territori si dovrebbe predisporre, prima ancora dei sostegni
economici, degli strumenti di
formazione, di stimolo e assistenza perché i residenti costituiscano e
sviluppino le Cooperative di Comunità. Lanciando un
messaggio chiaro: “Aiutatevi che io vi
aiuto”.