Possono essere ridotti con un Sistema elettorale basato su Collegi
uninominali o Circoscrizioni di piccole dimensioni (con pochi elettori e numero
minimo di eletti).
I primi sono presenti tanto nel maggioritario a turno unico
anglosassone, nel doppio turno francese e, in parte, persino nel sistema
proporzionale tedesco. Le Circoscrizioni ridotte, invece, correggono i sistemi
proporzionali in Spagna e Svizzera.
Le Preferenze, da tutti invocate, non sono sufficienti per
reintrodurre una democrazia compiuta in
Italia e possono nascondere qualche insidia, se introdotte in un Sistema
elettorale basato su Circoscrizioni plurinominali di grandi dimensioni.
Il dibattito sul finanziamento
pubblico dei partiti è più che mai aperto. Il confronto tra chi vuole abolirlo
(lo avevamo già fatto con un referendum!) e chi vuole mantenerlo (dopo la
reintroduzione mascherata da rimborsi elettorali) si arricchisce di nuovi
contributi. Su L’Espresso, il direttore Bruno Manfellotto si domanda: “ Ma è
davvero una buona idea togliere tutti i soldi ai partiti?” e risponde che
“abolirlo del tutto sarebbe un errore colossale”. Il direttore ci ricorda anche
che “In tutta Europa non c’è democrazia che non abbia una qualche forma di
sostegno pubblico”. Riporta le cifre che si spendono in Francia e Spagna, di
poco inferiori a quelle italiane, e in Germania, tre volte tanto i sussidi
nostrani.
Il direttore de L’Espresso spiega, infine,
che senza i soldi pubblici potrebbe affacciarsi alla politica solo chi ne ha
tanti di propri, chi ha il favore delle lobby e dei potentati, chi può pagarsi
una costosa campagna elettorale. Tali preoccupazioni sono state espresse più
volte, soprattutto dai partiti del centro sinistra, dalle compagini minori e da
quanti ambivano a entrare nelle istituzioni con una nuova formazione. Il
problema esiste ed è serio in una democrazia che voglia continuare a essere
tale e magari anche consolidarsi, raggiungere gradi superiori di attuazione.
E’ possibile che non ci siano ancora le
condizioni per abolire del tutto il sostegno pubblico al sistema politico che
assicura la democrazia. Ma il tempo delle generose e incontrollate elargizioni
di denaro pubblico ad associazioni private (tali sono i partiti) è ormai scaduto.
Oltre alle “leggi chiare e controlli ferrei” invocati, direi che ci sono tutte
le premesse per una drastica riduzione di finanziamenti e rimborsi ai partiti,
alla politica in genere e ai politici di ogni ordine e grado. Si pensi solo al potenziale già espresso e
ancora da espandere dei nuovi media per la comunicazione, la consultazione, l’aggregazione
politica e per forme di democrazia diretta. Il tutto a costi ridottissimi
rispetto alle modalità tradizionali.
In ogni caso, le maggiori garanzie di
accesso alla politica, per tutti e non solo per chi ha grandi risorse
finanziarie e mediatiche, le può offrire solo un adeguato Sistema elettorale. E
così pure una drastica riduzione dei costi per le campagne elettorali, dei
partiti e dei singoli candidati. Ingenti somme per la propaganda sono
necessarie con i Sistemi elettorali che prevedono grandi circoscrizioni con
l’elezione di più candidati. Ingentissime, poi, sono le somme da spendere per
prevalere in un “Sistema plurinominale,
applicato a un collegio unico nazionale”, l’attuale metodo di elezione per la
Camera in Italia. Con
questo sistema prevarrà sempre chi ha molti mezzi e grande visibilità/notorietà
(non necessariamente connesse alle capacità politiche o amministrative).
Con i collegi elettorali piccoli e
compatti (e conseguentemente uninominali) un candidato noto e apprezzato in ambito
locale (per la sua vicenda amministrativa, politica, professionale,
associativa, culturale, …) può spuntarla con modestissime spese anche nei
confronti di “potenti e paracadutati”. E’ successo in molti casi al tempo del
“Mattarellum” che prevedeva l’elezione del 75 per cento dei deputati in collegi
uninominali. Questa valenza, veramente democratica e anti-oligarchica, ha
decretato la fine di quel sistema elettorale che non ha trovato paladini né a
destra né a sinistra.
Si rifletta sul fatto che non solo il
Sistema maggioritario a un turno anglosassone e quello a doppio turno francese
si basano su collegi uninominali e quindi di piccole dimensioni, ma, addirittura,
nel Sistema proporzionale tedesco la metà dei deputati, 299, viene eletta in
altrettanti collegi uninominali e l’altra metà attraverso il voto alle liste di
partito nel Collegio unico nazionale. Anche in Spagna e Svizzera sono in vigore
dei Sistemi proporzionali corretti, proprio mediante la riduzione delle
Circoscrizioni. Per quanto sopra si può ritenere che l’adozione dei Collegi
uninominali o di Circoscrizioni elettorali di ampiezza ridotta siano un
elemento fondamentale per la reintroduzione della democrazia in Italia dopo la
sospensione de facto attuata con il Porcellum.
Infine, bisogna considerare che le
Preferenze, da tutti invocate, non sono sufficienti per reintrodurre una democrazia compiuta in Italia e possono
nascondere qualche insidia se introdotte in un Sistema elettorale basato su
circoscrizioni plurinominali di grandi dimensioni. Se, per esempio, si volesse
modificare la legge attuale introducendo le preferenze e mantenendo il
“Collegio unico nazionale” per la Camera e i “Macrocollegi plurinominali per il
Senato” cambierebbe ben poco. Continuerebbero, infatti, a prevalere potenti, potentati e paracadutati, anche a
scapito dei competenti, perché i costi per una campagna elettorale, su scala
nazionale, sono inavvicinabili per i candidati e i cittadini normali.
Nessun commento:
Posta un commento