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giovedì 16 maggio 2013

I DIRITTI ACQUISITI, GIUSTE TUTELE O PRIVILEGI LEGALIZZATI?


Di fronte a certe situazioni italiane, inaccettabili e apparentemente inamovibili, si è presi dallo sconforto. Viene da pensare se sia mai possibile che nessuno ci pensi, vada al fondo delle questioni, ne scopra le origini e proponga dei rimedi. A ben guardare, però, qualcuno che ci pensa si trova. Dalla massa delle informazioni che ci sommergono, si possono ancora estrarre dei passi interessanti che andrebbero meditati e tradotti in provvedimenti. Ne riporto uno dal quotidiano Il Gazzettino del 16 maggio. Si tratta di un intervento del Deputato di Scelta Civica Enrico Zanetti.
     “Questo paese è bloccato dalla logica del diritto acquisito e lo è doppiamente perché, nella sua sistematica incapacità di assumere decisioni e di fare distinguo tra situazioni virtuose e viziose, pretende di tutelare acriticamente qualsiasi posizione maturata o anche mera aspettativa, senza neppure distinguere tra quelli che sono in effetti diritti da tutelare e quelli che sono oggettivamente privilegi da smantellare. Bisogna passare dalla logica del diritto acquisito a quella del diritto sostenibile, in forza del quale l’unico diritto che può considerarsi acquisito è quello che può continuare ad essere acquisito anche da chi non ne è già titolare”.
     Questo il passaggio cruciale dell’onorevole Zanetti. Parole sacrosante che andrebbero scolpite sopra gli scranni dei legislatori, perché – in effetti – i diritti acquisiti traggono normalmente origine da una legge approvata dal Parlamento. Norma che si vorrebbe mantenere immutata anche a fronte di cambiamenti epocali.  Rispetto a quanto scrive il deputato di Scelta Civica, io mi domando, e non da ora, se si può considerare acquisto un diritto che non è commisurato, correlato al diritto degli altri che si trovino nella medesima situazione. Se è diritto un provvedimento legislativo che nella pratica realizza una disparità tra soggetti e situazioni equiparabili. Se è diritto un provvedimento particolare che non tiene conto del contesto generale.  
     La legislazione del lavoro e previdenziale, quella relativa alle attività economiche private e al pubblico impiego hanno generato tutta una serie di “diritti acquisiti” che sono insostenibili e non più raggiungibili da nuovi soggetti, come dice l’onorevole Zanetti. E spesso non sono correlati ai (non) diritti di altri e commisurati alle reali condizioni del paese, aggiungo io.  I “diritti acquisiti” da alcune categorie nel passato limitano, ora, i diritti dei giovani a un lavoro non precario e degli anziani a trattamenti pensionistici adeguati. Le riforme promesse e necessarie dovranno tenerne conto. Anche andando a commisurare i “diritti acquisiti” da alcuni, al diritto di tutti e alle possibilità del Paese.
                                                                                              umuzzatti@gmail.com

     

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