Di fronte a certe situazioni
italiane, inaccettabili e apparentemente inamovibili, si è presi dallo
sconforto. Viene da pensare se sia mai possibile che nessuno ci pensi, vada al
fondo delle questioni, ne scopra le origini e proponga dei rimedi. A ben
guardare, però, qualcuno che ci pensa si trova. Dalla massa delle informazioni
che ci sommergono, si possono ancora estrarre dei passi interessanti che
andrebbero meditati e tradotti in provvedimenti. Ne riporto uno dal quotidiano
Il Gazzettino del 16 maggio. Si tratta di un intervento del Deputato di Scelta
Civica Enrico Zanetti.
“Questo paese è bloccato dalla logica del
diritto acquisito e lo è doppiamente perché, nella sua sistematica incapacità
di assumere decisioni e di fare distinguo tra situazioni virtuose e viziose,
pretende di tutelare acriticamente qualsiasi posizione maturata o anche mera
aspettativa, senza neppure distinguere tra quelli che sono in effetti diritti
da tutelare e quelli che sono oggettivamente privilegi da smantellare. Bisogna
passare dalla logica del diritto acquisito a quella del diritto sostenibile, in
forza del quale l’unico diritto che può considerarsi acquisito è quello che può
continuare ad essere acquisito anche da chi non ne è già titolare”.
Questo il passaggio cruciale dell’onorevole
Zanetti. Parole sacrosante che andrebbero scolpite sopra gli scranni dei
legislatori, perché – in effetti – i diritti acquisiti traggono normalmente origine
da una legge approvata dal Parlamento. Norma che si vorrebbe mantenere immutata
anche a fronte di cambiamenti epocali. Rispetto
a quanto scrive il deputato di Scelta Civica, io mi domando, e non da ora, se si
può considerare acquisto un diritto che non è commisurato, correlato al diritto
degli altri che si trovino nella medesima situazione. Se è diritto un
provvedimento legislativo che nella pratica realizza una disparità tra soggetti
e situazioni equiparabili. Se è diritto un provvedimento particolare che non
tiene conto del contesto generale.
La legislazione del lavoro e
previdenziale, quella relativa alle attività economiche private e al pubblico
impiego hanno generato tutta una serie di “diritti acquisiti” che sono
insostenibili e non più raggiungibili da nuovi soggetti, come dice l’onorevole
Zanetti. E spesso non sono correlati ai (non) diritti di altri e commisurati
alle reali condizioni del paese, aggiungo io. I “diritti acquisiti” da alcune categorie nel
passato limitano, ora, i diritti dei giovani a un lavoro non precario e degli
anziani a trattamenti pensionistici adeguati. Le riforme promesse e necessarie
dovranno tenerne conto. Anche andando a commisurare i “diritti acquisiti” da
alcuni, al diritto di tutti e alle possibilità del Paese.
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