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martedì 14 maggio 2013

INTERNAZIONALIZZAZIONE O DELOCALIZZAZIONE PRODUTTIVA?


Quale ruolo hanno svolto alcune agenzie pubbliche nel trasferimento di attività produttive italiane all’estero?
E quale, invece, avrebbero potuto e dovuto svolgere per il consolidamento dell’economia nazionale in tempo di globalizzazione dei mercati?
Per la tenuta delle imprese e dell’occupazione giocano (o dovrebbero giocare) un ruolo importante anche le finanziarie statali e regionali che hanno per oggetto sociale la promozione internazionale del sistema economico-produttivo italiano. Per esempio, in quella che era la locomotiva italiana, il mitizzato Nordest, operano Finest e Informest. Due finanziarie locali partecipate dalle regioni Friuli Venezia Giulia, Veneto e Trentino Alto Adige. La prima “Finanzia con strumenti mirati gli imprenditori che intendono svilupparsi all'estero”. La seconda ha “L’obiettivo di promuovere lo sviluppo economico e i processi di internazionalizzazione”.
     In pratica le due società hanno aiutato le imprese del Nord-est, in particolare del Friuli Venezia Giulia e del Veneto a de-localizzare, in altre parole a trasferire stabilimenti e produzioni oltre l’ex cortina di ferro. Hanno utilizzato i soldi dei contribuenti, provenienti in gran parte dalle imprese e dai lavoratori italiani, per spostare il lavoro dall’Italia in altri paesi.
     Ora che il processo “di internazionalizzazione” delle imprese è quasi compiuto, si potrebbe (e forse si dovrà) cambiare la loro mission. Bisognerà che, dopo aver assistito gli imprenditori a de-localizzare le attività produttive, si aiutino i giovani e i lavoratori in genere a internazionalizzarsi, cioè a emigrare in cerca di fortuna, come facevano i loro padri e nonni, che dal Nordest – prima del boom – emigravano in massa. 
     Le imprese del Nordest avevano bisogno di assistenza, e di processi aggregativi, per sviluppare i mercati esteri, non per trasferirvi le produzioni. O almeno non con il sostegno pubblico. Un solo esempio: il Nordest ha le capacità produttive per realizzare quasi tutto ciò che si può trovare nella famosa catena svedese di arredi e complementi per la casa. Manca, appunto, la capacità commerciale adeguata e innovativa che ha saputo creare il signor Ingvar Kamprad. Il quale è capace persino di rivenderci i nostri stessi prodotti, visto che molti articoli che noi compriamo nei centri commerciali che ha aperto in Italia, sono fabbricati (sino a ora) nei nostri mobilifici.
                                                                                              umuzzatti@gmail.com

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