Quale
ruolo hanno svolto alcune agenzie pubbliche nel trasferimento di attività
produttive italiane all’estero?
E
quale, invece, avrebbero potuto e dovuto svolgere per il consolidamento dell’economia
nazionale in tempo di globalizzazione dei mercati?
Per la tenuta delle imprese e
dell’occupazione giocano (o dovrebbero giocare) un ruolo importante anche le
finanziarie statali e regionali che hanno per oggetto sociale la promozione
internazionale del sistema economico-produttivo italiano. Per esempio, in
quella che era la locomotiva italiana, il mitizzato Nordest, operano Finest e
Informest. Due finanziarie locali partecipate dalle regioni Friuli Venezia
Giulia, Veneto e Trentino Alto Adige. La prima “Finanzia con strumenti mirati gli imprenditori che
intendono svilupparsi all'estero”. La seconda ha “L’obiettivo di promuovere lo
sviluppo economico e i processi di internazionalizzazione”.
In pratica le due società hanno aiutato le
imprese del Nord-est, in particolare del Friuli Venezia Giulia e del Veneto a
de-localizzare, in altre parole a trasferire stabilimenti e produzioni oltre l’ex
cortina di ferro. Hanno utilizzato i soldi dei contribuenti, provenienti in
gran parte dalle imprese e dai lavoratori italiani, per spostare il lavoro
dall’Italia in altri paesi.
Ora che il processo “di
internazionalizzazione” delle imprese è quasi compiuto, si potrebbe (e forse si
dovrà) cambiare la loro mission. Bisognerà che, dopo aver
assistito gli imprenditori a de-localizzare le attività produttive, si aiutino
i giovani e i lavoratori in genere a internazionalizzarsi, cioè a emigrare in
cerca di fortuna, come facevano i loro padri e nonni, che dal Nordest – prima del
boom – emigravano in massa.
Le imprese del Nordest avevano bisogno di
assistenza, e di processi aggregativi, per sviluppare i mercati esteri, non per
trasferirvi le produzioni. O almeno non con il sostegno pubblico. Un solo
esempio: il Nordest ha le capacità produttive per realizzare quasi tutto ciò
che si può trovare nella famosa catena svedese di arredi e complementi per la casa.
Manca, appunto, la capacità commerciale adeguata e innovativa che ha saputo
creare il signor Ingvar Kamprad. Il quale è capace persino
di rivenderci i nostri stessi prodotti, visto che molti articoli che noi
compriamo nei centri commerciali che ha aperto in Italia, sono fabbricati (sino
a ora) nei nostri mobilifici.
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