I programmi satirici continuano a documentare dipendenti pubblici che timbrano e non vanno al lavoro.
Di chi è la responsabilità? E cosa è necessario fare? Subito e coinvolgendo tutti i livelli.
Infine, anche i dipendenti del
Senato della Repubblica sono stati immortalati dalle telecamere mentre timbrano
il cartellino di ingresso al lavoro e se ne vanno a spasso o fare i loro
comodi. Siamo al penultimo stadio, più in lato c’è solo il colle del Quirinale.
Quando anche uno solo dei dipendenti della prima carica istituzionale sarà
immortalato in simile atteggiamento, lo scempio sarà completo.
Da anni le trasmissioni satiriche
certificano il fenomeno, prima e più di quelle d’inchiesta o delle magistrature
ordinarie e contabili. Dai vari servizi andati in onda, pare che il fenomeno
non sia circoscritto che, anzi, sia diffuso in molti dei servizi pubblici e a
tutte le latitudini. In questo l’Italia è unita e uniforme, da Trieste a
Trapani. Fa rabbrividire che continui nonostante la crisi, la disoccupazione,
le aziende che chiudono, le molte persone che arrivano a gesti estremi. Ebbene
nonostante tutto ciò c’è chi incassa regolarmente uno stipendio senza aver corrisposto
per intero le prestazioni che giustificherebbero la remunerazione.
Ciò fa sorgere delle domande laceranti e
inquietanti: com’è possibile che si sia giunto a tanto? Che continui ancora con
l’Italia e tanta parte degli italiani in ginocchio? Chi governava (controllo
politico) e chi dirigeva (controllo manageriale) negli anni in cui questa
prassi si è instaurata, dilatata e consolidata? Che cosa intendono fare i nuovi
governanti e il management pubblico per stroncare alla radice queste truffe ai
danni dello stato, dei contribuenti e dei cittadini tutti? Non era così nei
primi decenni del dopoguerra come ho riferito in uno scritto precedente (cfr.
“La responsabilità salverà l’Italia”). La deriva è cominciata negli anni
Settanta ed è dilagata nei decenni successivi.
E’ strabiliante osservare la reazione dei
“responsabili” quando vengono loro mostrati i filmati dei collaboratori che
timbrano per i colleghi assenti o che registrano l’entrata al lavoro e se ne
vanno. Cadono dalle nuvole! Non si vuole e non si può generalizzare, ma ciò fa
emergere che molti dei dirigenti e responsabili ai vari livelli della pubblica
amministrazione sono inadeguati a ricoprire la funzione, sono letteralmente
irresponsabili, perché non rispondono, come dovrebbe ogni coordinatore, delle
prestazioni di tutti e di ognuno dei propri collaboratori.
Il cartellino marcatempo è stato
introdotto molto tardi nelle pubbliche amministrazioni, ben prima era in uso
nelle industrie e attività private. Lo scopo era ed è quello di rilevare la
presenza dei lavoratori ai fini del calcolo delle ore da retribuire, uno
strumento di ausilio per l’ufficio del personale più che per i capireparto e
capiufficio. I quali devono conoscere, direttamente o tramite i servizi di
staff, l’organizzazione del lavoro e dei lavoratori subordinati, in ogni
istante passato, presente e futuro (programmazione, controllo avanzamento,
ecc.). Chi dirige, coordina, conduce un gruppo di collaboratori deve conoscere
i contenuti, qualitativi e quantitativi, del lavoro e quindi programmare
l’attività del gruppo e di ciascun addetto. Avendo sempre chiaro che il
responsabile risponde dell’operato di tutti e di ognuno, ovvero della quantità e
qualità delle prestazioni svolte in un dato tempo.
I fatti che la televisione ci ha più volte
documentato dimostrano che molti funzionari pubblici non sono responsabili
delle unità che presiedono; non ne hanno il controllo. Sono stipendiati da
dirigenti, ma, di fatto, non dirigono. Bisogna assolutamente reintrodurre nella
pubblica amministrazione la responsabilità di comportamento e soprattutto di
risultato. Pare che il presidente Grasso, vedendo in anteprima i filmati che
mostravano i dipendenti del Senato “all’opera”, abbia assicurato che i
responsabili saranno puniti. Confidiamo che lo faccia, anche perché al vertice
della struttura e, quindi, primo responsabile è proprio lui.
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