Translate

domenica 19 gennaio 2014

UN MONITO PER I GIORNALISTI E GLI OPERATORI DELL'INFORMAZIONE

Il richiamo di Papa Francesco per un’informazione corretta
In uno scritto precedente mi sono soffermato su “La lezione di Papa Francesco alla politica italiana”. L’udienza concessa ai dirigenti e dipendenti della RAI, in occasione della ricorrenza dei sessant’anni di avvio delle trasmissioni televisive, ha dato occasione al Papa di dare una lezione anche ai giornalisti e a tutti gli operatori dell’informazione.
Una lezione racchiusa in due precise parole: “Informare e formare”. Il Papa, infatti, rivolgendosi al personale RAI, si è soffermato sull’importanza dell’informazione e su come questa, quando è corretta e completa, abbia un valore formativo. Tanto che sostituendo la congiunzione con il verbo, si può affermare che “informare è formare”. Ciò, nonostante che le due azioni abbiano significato e contenuti diversi e tra i due passi almeno la differenza che c’è tra il leggere e lo studiare.
Non vi può essere dubbio che una corretta informazione da parte degli organi a larga diffusione, stampa e radiotelevisione prima di tutte, concorre in modo determinate alla formazione dell’opinione pubblica, all’accrescimento della coscienza civica e all’esercizio della democrazia. Gli organi d’informazione, prima ancora di essere “il cane da guardia”, possono essere “il cane da pastore” o meglio “il cane  guida” della democrazia. Ovvero i mezzi che devono accompagnarci, segnalandoci per tempo gli ostacoli, piccoli e grandi, sino ai baratri, lasciando a noi la decisione su quale direzione intraprendere.
I manuali ci dicono che l’informazione deve essere “esatta, completa, tempestiva”. Nonostante l’abbondanza e la potenza dei mezzi è assai difficile che la massa d’informazioni che abbiamo tutti i giorni risponda in pieno ai tre requisiti fondamentali citati. Ai quali a volte si aggiunge il quarto: “Inequivoca”. Data l’evoluzione dei mezzi tecnici a disposizione, se l’informazione non è sempre esatta, completa, tempestiva e inequivocabile le ragioni e le responsabilità non possono che essere “umane”, ovvero insite in carenze e scelte degli operatori del settore. Distribuite, ovviamente, secondo i livelli ricoperti; ruoli e responsabilità del praticante sono diversi da quelle del direttore responsabile e dell’editore.
Docere, Movere, Delectare, erano per la retorica le ragioni essenziali di un discorso orale o scritto. E sono ancora le motivazioni della comunicazione, quale che sia il mezzo e la forma con cui si comunica. Perché si parla, si scrive, si comunica qualcosa? Per uno, due, o tutti tre i motivi suddetti. A parte il dilettare/divertire che tanta parte ha nei media attuali, la differenza la fanno il docere (insegnare, in-formare, mettere al corrente, nella condizione di sapere e, quindi, di ragionare, di operare, …) e il movere (spostare, attrarre, tirare a sé e, quindi, convincere, …). Ecco che l’informazione giornalistica, soprattutto degli organi liberi, dovrebbe prima di tutto docere, tanto meglio se in modo piacevole, solo dopo, alla luce della conoscenza più ampia, movere al bene e al giusto. La preminenza del movere era (ed è ancora) lo scopo, più o meno dichiarato, degli organi d’informazione di parte.
 In Italia abbiamo un grande problema politico che si trascina da anni e che ci ha portati sull’orlo della bancarotta. Una domanda lecita potrebbe essere: Sarebbe stata possibile una deriva di tale entità se avessimo avuto un’informazione corretta? La risposta è: no. Nonostante non siano mancati, e non manchino, degli ottimi giornalisti e delle buone testate. Ecco perché ha fatto bene Papa Francesco a richiamare il personale della RAI, e con esso tutto il sistema dell’informazione, a una seria riflessione sul proprio ruolo e sul modo in cui viene portato avanti.
                                                                                      umuzzatti@gmail.com


Nessun commento: