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domenica 2 giugno 2013

UN SISTEMA ELETTORALE PER UN’ITALIA DEMOCRATICA

La tormentata, inconclusa e inconcludente vicenda della legge elettorale per il parlamento italiano ha toccato, nei giorni scorsi, uno dei punti più bassi e avvilenti. Credo che ormai sia chiaro, anche ai più ingenui dei cittadini, che a tanto si è arrivati perché nessuno pensa all’ interesse della nazione intera e dei cittadini tutti ma, bensì, al proprio tornaconto. Non si spiegherebbero altrimenti le difficoltà a trovare un accordo per “sacrificare il porcellum” e ridare all’ Italia una legge elettorale democratica come vuole la Costituzione.
    L’interesse nazionale e dei cittadini è di avere un sistema elettorale che consenta di portare in parlamento dei soggetti con un complesso di caratteristiche, variamente articolato e orientato politicamente, ma imprescindibilmente permeato di conoscenza, competenza, intelligenza, integrità, motivazione, carattere, lungimiranza, sensibilità, … Se non i migliori in assoluto, il sistema elettorale deve consentire almeno di eleggere dei rappresentati idonei da tutti i punti di vista, a ricoprire un ruolo così determinante per la sorte del paese e della popolazione.
     Il sistema deve consentire la pari opportunità di partecipazione (e di successo) a tutti i candidati, che mediante partiti, movimenti e liste, rappresentano l’insieme della società e le sue componenti con le aspirazioni e gli interessi legittimi della stessa. L’esito finale del processo elettorale dovrà essere un’assemblea di eletti che possono essere diversi per orientamento politico, ma devono essere accomunati dalle caratteristiche di adeguatezza al ruolo. Ciò che in tutta evidenza non è stato nelle ultime tornate elettorali, compresa l’ultima i cui effetti si dispiegano tuttora (ed auspicabilmente ancora per qualche tempo, non ostante tutto).
     Dal dibattito in corso, per la necessaria riforma, emergono sempre e solo pochi punti. Si spera che dei numerosi altri che formano un sistema elettorale completo non scrivano i media, ma che siano tenuti nella dovuta considerazione dal legislatore. Tra i più citati è ovviamente il tema della governabilità che deve essere assicurata alla fine della tornata elettorale e, possibilmente, per l’intera legislatura. Qui le insidie, per la democrazia, non mancano. Se la sovranità appartiene veramente al popolo che la esercita, quasi esclusivamente, scegliendo i suoi rappresentati con il voto, elevate soglie di sbarramento o premi di maggioranza troppo generosi sono un vulnus alla democrazia e sicuramente materia per la Corte costituzionale.

    Certo la governabilità è indispensabile, ma non può essere ottenuta stravolgendo la volontà popolare espressa con il voto. Né si potrà pretendere che la complessità della società odierna sia rappresentata da due poli o, peggio, da due soli partiti. Perché, in pratica, a ciò conducono gli sbarramenti e i premi di maggioranza. E allora come se ne esce? Come si conciliano rappresentanza democraticamente eletta e governabilità? Intanto, direi, cominciamo a vedere come fanno i presidenti di due solidissime nazioni, Francia e USA, a governare anche senza la maggioranza nelle camere parlamentari. E’ successo molte volte e per periodi non brevi, in certi casi per intere legislature. Evidentemente il meccanismo che lo consente (e lo rende prassi normale) è insito nel sistema istituzionale e non solo nella legge elettorale.                                     
                                                                                          umuzzatti@gmail.com

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