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mercoledì 27 maggio 2020

LA RESPONSABILITA' CI SALVERA'


La responsabilità deve essere l’atteggiamento e la condizione a base dell’azione pubblica e privata.  Solo il comportamento responsabile dei singoli, dei gruppi e delle organizzazioni - sociali, politiche, istituzionali - può invertire la tendenza e creare le condizioni per una ripartenza della regione e del paese. Soprattutto ora, dopo lo shock provocato dal virus.
Qualche tempo fa sono passato da Feletto Umberto, il paese, vicino a Udine un poco fuori mano. Con il navigatore ho calcolato che dista 41 chilometri da Castelnovo del Friuli, il paese dove ho frequentato le scuole elementari e, secondo lo strumento, ci vogliono un’ora di autovettura per coprire la distanza.
Una mia maestra percorreva questa distanza con la Lambretta, negli anni Cinquanta, e allora non tutte le strade erano asfaltate. Tutti i giorni, andata e ritorno. Era puntuale, si cominciava alle otto e trenta e si finiva all’una meno un quarto, per recuperare i quindici minuti di ricreazione. In due anni d’insegnamento, mancò un solo giorno, lo ricordo bene perché ci fu una grande nevicata e, appunto, l’avvenimento della maestra che non poté arrivare. Pioveva e nevicava, allora anche più di adesso, ma lei puntuale alle otto e quindici parcheggiava la Lambretta e all’orario stabilito teneva lezione. Non si sgarrava di un minuto, né all’inizio né in chiusura né per la ricreazione.
Era una scuola in collina di due sole pluriclassi, l’edificio era isolato rispetto alle case sparse del “paese che non c’è” (Castelnovo ha solo frazioni). La direzione didattica era situata a Pinzano al Tagliamento a una decina di chilometri. Ricordo bene che il direttore veniva a visitare la scuola una sola volta l’anno. Le due maestre (si) gestivano da sole la didattica e ogni aspetto connesso. Il Comune si occupava esclusivamente dell’eventuale manutenzione dell’edificio e per la pulizia provvedeva una signora che abitava nelle vicinanze. Non si parlava ancora di bidelli o di ausiliari strutturati. Insomma, per farla breve, il tutto era sotto la responsabilità delle maestre, ognuna per le sue classi.
Quelle maestre furono veramente, totalmente ed efficacemente responsabili. Lo possono assicurare i discenti di allora. Lo furono pur non avendo controlli ravvicinati, gerarchici, funzionali, terzi o interessati. Nel nostro caso il controllo era quasi nullo, loro lo sapevano, eppure facevano tutti i giorni, per l’intero anno scolastico il loro dovere. Erano “intrinsecamente” responsabili.
 Si dice spesso che bisogna recuperare l’etica, il senso del dovere, per riannodare i fili di una società in degrado; per ridare fiducia ai cittadini soprattutto nei confronti delle istituzioni, delle amministrazioni, degli enti che costituiscono, nell’insieme, lo Stato. Ebbene, prima e più di tutto, per un vero recupero va reintrodotta la responsabilità, a tutti i livelli. Bisogna che tutti siano responsabili, nel loro lavoro, nelle loro funzioni. Bisogna che ognuno, in ogni luogo, pubblico o privato, prenda consapevolezza delle conseguenze dei propri comportamenti e modi di agire che ne derivano. In ogni contesto deve essere assicurata la condizione di dovere rendere conto di atti, avvenimenti e situazioni in cui si ha una parte, un ruolo. Solo così l’Italia può ripartire e rimanere agganciata al treno dell’Europa.
E prima ancora deve farlo la regione Friuli-Venezia Giulia, ove ci fu una grande assunzione di responsabilità, pubblica e privata, nella tragica occasione del terremoto e della ricostruzione negli anni ’70 e ’80 del secolo scorso. Al tempo del Corona virus è di nuovo il momento di una generale e incondizionata assunzione di responsabilità per il rilancio del Friuli in tempi ragionevoli.
Infine, per ricordare costantemente a tutti – soprattutto ai vertici della burocrazia– il proprio ruolo, bisognerebbe eliminare la parola “dirigente” e sostituirla con “responsabile”.


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